Manifesto del Coordinamento Rinascimento Genova

Il crollo del ponte Morandi è la tragica metafora della fine di un’epoca: quella della crescita “infinita” basata sul cemento, sul trasporto su gomma, sui combustibili fossili.

Da queste scelte senza futuro si può uscire realizzando un nuovo Rinascimento di Genova che potrebbe diventare modello virtuoso per tutto il Paese.

In discussione ci sono le nuove modalità di gestione e movimentazione di merci e di persone, i nuovi rapporti tra Porto e Città, la “grandissima opera” di messa in sicurezza di ponti, abitazioni, torrenti, colline, il rifiorire di arti, mestieri, competenze, l’attenzione quotidiana al benessere della popolazione.

Dovranno essere messi in discussione anche i dovuti risarcimenti, in termini di riqualificazione ambientale e sociale, ai quartieri sacrificati alla crescita e alla localizzazione di attività inquinanti, comprese quelle dismesse da tempo o in via di dismissione.

L’adesione al Coordinamento Rinascimento Genova è aperta a tutti coloro che, in forma associata o singola desiderano costruire il Rinascimento di Genova, con l’apporto di idee, progetti, critiche costruttive, iniziative.

Obiettivo è di realizzare una rete attiva di cittadini in grado di scambiare idee, informazioni, progetti, formata da tutti i soggetti presenti sul territorio che operano per la difesa dei beni comuni, a cominciare dalla salute e dal bene essere della comunità.

Obiettivo della rete è di ottenere una massa critica pensante, in grado di incidere sul processo decisionale  del governo locali, regionale, nazionale, indirizzandoli verso scelte che garantiscano, a tutti, sviluppo durevole e sostenibile, in equilibrio con le risorse del Paese e del Pianeta.

L’Ecoistituto Reggio Emilia- Genova, in accordo con i suoi  obiettivi statutari (https://www.ecoistitutorege.org/documenti) e in collaborazione con  i soggetti che aderiranno al questo Manifesto, metterà a disposizione del Coordinamento Rinascimento Genova le competenze multidisciplinari dei suoi iscritti, gli strumenti di divulgazione multimediale di cui dispone e collaborerà alla organizzazione e alla divulgazione degli incontri pubblici finalizzati all’approfondimento delle complesse tematiche in campo.

Genova, 5 dicembre 2018

Il mare, bene comune, è diventato privato

La Liguria ha il 63% delle coste urbanizzato, è la seconda regione, dopo la Calabria, per il livello di cementificazione, oltre ad essere tra le regioni a più alta infiltrazione mafiosa. Che ci sia un nesso?
Ne parliamo venerdì 10 maggio con Fabio Balocco, Avvocato, ambientalista, scrittore, curatore del libro Il mare privato.

Slide mostrate alla presentazione della mozione sull’attuazione delle delibere di iniziativa popolare

Slide mostrate alla presentazione della mozione sull’attuazione delle delibere di iniziativa popolare nel Municipio V Valpolcevera il 4 aprile 2019.

V Municipio slide mostrate

Mozione su attuazione delibere di iniziativa popolare

AL PRESIDENTE DEL MUNICIPIO V VALPOLCEVERA FEDERICO ROMEO
ALLA SEGRETERIA ORGANI ISTITUZIONALI
MUNICIPIO V VALPOLCEVERA
Gruppo Consiliare “Chiamami Genova – Putti Sindaco”
Municipio V Valpolcevera
Genova, 18 Febbraio 2019
Mozione su attuazione delibere di iniziativa popolare
I sottoscritti consiglieri,
sottolineato che durante lo scorso ciclo amministrativo sono state approvate dal
consiglio comunale di Genova due delibere di iniziativa popolare:
– N°07/2017 su “servizio idrico integrato Genova 2016” approvata durante la
seduta del 24.01.2017, in cui i promotori chiedevano al Comune di presentare
alla Città metropolitana varie richieste sintetizzabili in quattro punti: trasparenza
e disponibilità per il pubblico di dati e bilanci della gestione del servizio
idrico; impiego degli utili (si parla di 150 milioni in questi anni, distribuiti
come dividendi) in manutenzioni e migliorie alla rete o per ridurre i costi delle
bollette; maggiori e più efficienti controlli tecnici da parte dell’ente locale;
divieto di sospensione completa del servizio ai morosi.
Alla base dell’iniziativa c’è il referendum del 2011, che ha stabilito che i gestori
dei servizi idrici non possano trarre profitto dalla loro attività, ma debbano
invece reinvestire gli utili per migliorare la rete e per ridurre le tariffe.
In questi anni la legge “Sblocca Italia” del 2014 e alcuni regolamenti hanno
posto la base per le richieste dei proponenti;
– N° 08/2017 su “Diritti, trasparenza e partecipazione Genova 2016” durante
la seduta del 31 Gennaio 2017 che dispone, oltre alla stesura di un regolamento
sulla partecipazione, anche la elaborazione di una “carta dei diritti civici”,
prevedendo espressamente un percorso partecipativo Municipio per Mu-
Gruppo Consiliare “Chiamami Genova – Putti Sindaco”
Municipio V Valpolcevera
Via Reta, 3 – 16162 Genova
3332018600
nicipio, per giungere al testo definitivo entro 10 mesi dall’approvazione della
delibera stessa.
Ribadito che queste delibere sono state presentate dalla Rete per le delibere di iniziativa
popolare, che ha raccolto 2.300 firme di cittadini genovesi, costituita da 15
tra associazioni, comitati e organizzazioni;
Considerato che le deliberedurante lo scorso ciclo amministrativo sono state approvate,
in modo trasversale dai gruppi allora presenti in consiglio, ma al momento non
attuate;
Impegna il Presidente e la sua Giunta ad attivarsi nei confronti della civica amministrazione
affinché avvi l’iter per l’attuazione delle delibere, con particolare riferminto
a quella su “Diritti, trasparenza e partecipazione Genova 2016” che prevede il
coinvolgimento dei Municipi.
Sara Gallo
Davide Ghiglione
Gruppo Consiliare “Chiamami Genova – Putti Sindaco”
Municipio V Valpolcevera
Via Reta, 3 – 16162 Genova
3332018600

mozione delibere

FUMI DELLE NAVI IN PORTO

Giovedì 28 giugno terremo un’assemblea pubblica presso il DLF di Via Don Minetti 1, tra le 17.30 e le 19.30.
Parleremo della situazione dei fumi/rumori, ma soprattutto raccoglieremo le adesioni al Comitato. Cerchiamo, infatti, persone che abbiano tempo e voglia di impegnarsi e con le quali dividere la “fatica” di questa attività.

Contratti derivati della Città Metropolitana

Sulla base della relazione che Collegio dei Revisori della Città Metropolitana ha redatto sul bilancio consuntivo del 2015 e dei chiarimenti avuti dall’Ente, la Corte dei Conti Regionale (d’ora in poi CdCR) ha ritenuto che le ipotesi di irregolarità contabile – finanziaria rilevate rendano comunque necessaria la convocazione della Sezione di Controllo per l’esame collegiale in contraddittorio.
Le ipotesi di irregolarità riguardano anche i cinque contratti ormai chiusi e relativi a strumenti finanziari derivati che tra il 2006 e il 2007 la allora Provincia ha stipulato.
Sulla base dei colloqui avuti con i Dirigenti dell’Ente e della documentazione completa relativa ai cinque contratti derivati collegati a prestiti obbligazionari, la CdCR ha trovato conferma delle seguenti criticità:

  • tutti i contratti hanno natura speculativa e non di semplice protezione dalle variazioni dei tassi di interesse delle obbligazioni collegate;
  • la rinegoziazione dei primi tre contratti Banca Intesa del 2006 (pochi mesi dopo la loro stipula) ha fatto si che gli iniziali differenziali positivi per l’Ente con la nuova versione dei contratti si trasformassero in differenziali sempre negativi generando al termine della validità perdite pari a 309.569,82 euro;
  • la stipula dei due successivi contratti derivati conclusi sempre con Banca Intesa nel 2007 e con la DEPFA BANK nel 2006 si sono chiusi con una perdita di 2.419.456,57 euro;
  • tutte le operazioni poste in essere dall’Ente si sono svolte senza avvalersi di soggetti professionalmente competenti;
  • la scelta delle società finanziarie con cui stipulare contratti derivati è avvenuta senza alcuna procedura selettiva;
  • manca nella stesura di tutti in contratti stipulati il meccanismo concreto di calcolo del premio assicurativo che l’Ente deve pagare al variare dei tassi di interesse;
  • in tutti i contratti derivati è assente la clausola attestante il diritto dell’Ente a recedere dal contratto entro il termine di sette giorni, clausola prevista come obbligatoria già dalle leggi bancarie del 1998;
  • al contratto derivato stipulato con DEPFA BANK, manca una traduzione in lingua italiana del medesimo;
  • mancano relazioni o perizie redatte da parti terze che permettessero all’Ente di verificare la sussistenza di anomalie contrattuali o che potessero consentire il superamento o la mitigazione delle situazioni di gravi perdite economiche.
    Circa il contratto derivato Banca Intesa del 2007 la CdCR rileva che l’Ente, prima di firmarlo aveva inviato una copia dello stesso al Ministero dell’Economia e delle Finanze, come previsto da una nuova normativa, senza però ottenere nessuna risposta in merito.
    A seguito dei colloqui avuti con i dirigenti e dalla lettura dei documenti valutati, la CdCR esprime la convinzione che:
  1. l’Ente abbia stipulato contratti derivati più con la volontà di realizzare guadagni speculando, purtroppo maldestramente, sulla variazione dei tassi di interesse che di assicurarsi contro le variazioni degli stessi;

 

  1. Banca Intesa abbia approfittato del ruolo privilegiato sia di emettitore di Buoni Obbligazionari per conto della Provincia che di controparte dei contratti derivati per suggerire all’Ente modifiche a contratti già stipulati e stipula di un nuovo contatto orientati a massimizzare i guadagni della stessa banca.

La CdCr rileva inoltre sorpresa per il fatto che l’Ente non abbia mai ritenuto, in presenza di risultati sempre complessivamente negativi, di procedere ad eventuali approfondimenti sull’andamento di tali contratti, mediante perizie o analisi di soggetti terzi, accettando senza alcuna azione di contrasto l’incremento delle passività.
Per questi motivi la CdCR al termine dell’esame collegiale dispone che la delibera finale venga inviata alla competente Procura Regionale per le valutazioni in merito alla possibile sussistenza di fattispecie di responsabilità amministrativo – contabile in capo

  • ai dirigenti della Città Metropolitana di Genova;
  • ai dirigenti del Ministero dell’Economia e delle Finanze che omisero i controlli sulla bozza di contratto derivato inviato loro nel 2007;
  • a Banca Intesa S.p.A. quale controparte in palese conflitto d’interessi per le modifiche dei contratti già in essere e per il nuovo contratto del 2007.
    Circa la validità dei contratti in oggetto la CdCR sottolinea la possibilità di profili di nullità:
  1. per la spiccata connotazione speculativa non sarebbero qualificabili come aventi funzione di copertura assicurativa;
  2. i contratti addossano il rischio insito nel tipo di strumento finanziario ad una solo delle due parti (l’Ente), attribuendo all’altra profili certi di redditività futura;
  3. i contratti non riportano compiutamente i criteri di calcolo del valore del premio assicurativo da pagare;
  4. i contratti non riportano la clausola di recesso non oneroso entro i sette giorni dalla data di sottoscrizione.

Poichè l’accertamento giudiziale della nullità di tali contratti legittima le contestuali azioni di ripetizione di tutte le somme indebitamente versate negli ultimi dieci anni ai sensi dell’art. 2033 c.c., la CdCR ricorda che sia compito dovuto e non facoltativo dell’Ente verificare razionalmente, avvalendosi di esperti qualificati, la non temerarietà di azioni giudiziarie e, conseguentemente, procedere con la necessaria tempestività e avvedutezza.
Pertanto la Città Metropolitana avrà l’onere di fare verificare tutti i contratti sottoscritti da consulenti e da avvocati altamente specializzati in tale settore, al fine di prendere le decisioni più opportune nell’interesse finanziario dell’Ente e della collettività, informandone tempestivamente la CdCR per le opportune verifiche.
Confrontando questa relazione con quella relativa al Comune si ricava immediatamente che la CdCR giudica molto più severamente il comportamento degli attori in gioco nella Provincia/Città Metropolitana rispetto a quelli del Comune, nonostante le cifre in ballo siano minori.
Volendo trovare un posto nell’inferno di Dante ai vari personaggi coinvolti nel giro dei contratti derivati della Provincia/Città Metropolitana, si può immaginare che il Poeta li avrebbe collocati quanto meno con gli ignavi nel vestibolo dell’inferno costretti a girare nudi per l’eternità inseguendo una insegna, che corre velocissima e gira su se stessa, punti e feriti da vespe e mosconi, mentre il loro sangue, mescolato alle loro lacrime, viene succhiato da fastidiosi vermi.
Anche in questo caso il “contrappasso” auspicabile ai giorni nostri è che chi ha operato con responsabilità dirigenziali e/o politiche in questa vicenda debba rimborsare almeno parte il danno economico che ha arrecato alla collettività.

Dino Orlandini, 8 maggio 2018

Contratti derivati del Comune di Genova

La Sezione Regionale di Controllo per la Liguria della Corte dei Conti (d’ora in poi CdCR) a settembre 2017 ha esaminato la relazione del Collegio dei Revisori sul bilancio consuntivo 2015 del Comune di Genova.
In tale relazione i Revisori evidenziano che il Comune, pur avendo in essere due contratti relativi a strumenti finanziari derivati, uno con BNL e l’altro con Unicredit, che da più di dieci anni stanno generando pesanti perdite, non ha mai previsto a bilancio la predisposizione di un fondo rischi avente la funzione di tutelare l’Ente in casi come questi.
Si ricorda che le Pubbliche Amministrazioni hanno sottoscritto contratti derivati per proteggersi dalla variazione dei tassi di interesse dei mutui bancari che avevano contratto.
lI contratto derivato BNL è stato sottoscritto nel 2001 con scadenza nel 2020 e nasceva come “copertura assicurativa” di un mutuo da 22.008.366,00 euro stipulato sempre con BNL.
Mentre il contratto derivato Unicredit è stato sottoscritto nel 2002 con scadenza nel 2022 e nasceva come “copertura assicurativa” di una serie di mutui stipulati con la Cassa Depositi e Prestiti per un totale di 14.545.601,44 euro.
La mancanza di un fondo rischi e la sussistenza delle pesati perdite di bilancio ha indotto la CdCR a richiedere la documentazione completa dei contratti derivati e ad aprire  un’istruttoria collegiale della Sezione di Controllo durante la quale sono stati ascoltati i Dirigenti Comunali e sono stati valutati ulteriori documenti.

Al termine dell’istruttoria la CdRC ha rilevato le seguenti criticità:

  • il derivato BNL presenta una natura nettamente speculativa con clausole a solo vantaggio della banca;
  • la gestione dei due contratti derivati ha generato fino al 31/12/2016 perdite pari a 10.332.987,55 euro (vedi Tabella 1 e Tabella 2 allegate) con previsione di cospicue perdite anche per il restante periodo di validità;
  • per il derivato BNL è mancato un consulente finanziario terzo ed esperto che avrebbe dovuto assistere il Comune nella scelta della società finanziaria e del tipo di contratto derivato, tanto che il comune ha scelto come società finanziaria la stessa banca con cui aveva contratto il mutuo, cioè BNL;
  • per il derivato Unicredit il comune si è avvalso di un consulente finanziario scelto però con procedura non formale;
  • in entrambi i casi manca nella stesura dei contratti sottoscritti il meccanismo concreto di calcolo del premio assicurativo che il Comune doveva pagare al variare dei tassi di interesse;
  • in entrambi contratti derivati è assente la clausola attestante il diritto dell’investitore (il Comune) a recedere dal contratto entro il termine di sette giorni, clausola prevista come obbligatoria dalle legge bancaria del 1998;
  • mancano relazioni o perizie redatte da parti terze che permettessero al comune di verificare la sussistenza di anomalie contrattuali comportanti possibili ingenti perdite (poi verificate);
  • il Comune non ha mai proposto alle controparti bancarie soluzioni che potessero consentire il superamento o la mitigazione delle situazioni di gravi perdite economiche.

A questo punto la CdCR ha deciso di estendere l’istruttoria anche ai contratti derivati estinti prima del 2015 al fine di valutare quanto le scelte di gestione dei contratti derivati abbiano inciso sulle finanze comunali.
L’istruttoria ha riscontrato che tra tra il 2001 e il 2002 (giunta Pericu) sono stati stipulati in totale undici contratti derivati, di cui nove estinti, che al 31/12/2016 hanno comportato una perdita totale pari a 26.426.784,21 euro di cui 16.093.796,66 euro relativi ai contratti chiusi e 10.332.987,55 euro relativi ai contratti in essere.
Anche per i contratti scaduti la CdCR sottolinea:

  • le gravi mancanze di tutte le amministrazioni comunali che si sono succedute nella stipula e nella gestione dei contratti derivati senza richiedere la consulenza di esperti terzi nonostante fossero impreparate al compito;
  • le società finanziare scelte dal Comune hanno sempre proposto contratti chiaramente speculativi con clausole sempre a loro favore.

La relazione illustra poi le considerazioni sulla validità e sulla possibilità di rivalse nei confronti delle società finanziarie.
Per i nove contratti già estinti secondo la CdCR non sono possibili azioni di alcun genere, mentre per i due contratti ancora attivi afferma che sono possibili per gli ultimi 10 anni richieste di rimborso sulla base di profili di nullità riscontrati.
In particolare le possibili cause di nullità sono:

  1. può essere nullo il contratto che per la spiccata connotazione speculativa non sia qualificabile come avente funzione di copertura assicurativa;
  2. può essere nullo il contratto che addossa il rischio insito nel tipo di strumento finanziario ad una solo delle due parti, attribuendo all’altra profili certi di redditività futura;
  3. può essere nullo il contratto che non riporta compiutamente i criteri di calcolo del valore del premio assicurativo da pagare;
  4. può essere nullo il contratto che non riporta la clausola di recesso non oneroso entro i sette giorni dalla data di sottoscrizione.

La CdCR osserva che sulla base di questi criteri per casi analoghi a quello di Genova la Magistratura ha obbligato le società finanziarie a restituire tutti o parte dei soldi ricevuti dalle amministrazioni locali.
Per questo motivo la CdCr richiede con forza che il Comune si attivi velocemente ad ottenere da una parte terza, scelta con procedure di selezione formali, almeno per i due contratti in essere, una valutazione sia sulla possibilità di sostenere in tribunale la loro nullità sia l’eventuale convenienza alla loro chiusura anticipata.
La relazione non parla esplicitamente di responsabilità personali dei dirigenti, degli assessori e dei sindaci che si sono succeduti dal 2001 ad oggi, però in molti paragrafi stigmatizza la negligenza e la accettazione passiva del pagamento dei premi assicurativi senza mai compiere azioni volte a modificare le situazioni di continue perdite economiche.
La negligenza e l’indolenza ad operare attivamente sono ben rappresentate dalla  seguenti considerazioni riassuntive:

  • il comune di Genova per proteggersi dalla variazione dei tassi di interesse di una serie di mutui bancari del valore totale 36.553.967,44 euro, oltre ad aver pagato le rate comprensive di capitale ed interesse stabilito dalle banche, ha dovuto versare alle società finanziarie al 31/12/2016 10.332.987,55 euro come premi di assicurazione contro la variazione dei tassi di interesse;
  • il caso del derivato BNL è clamoroso perché a fronte di un mutuo di 22.008.366,00 euro contratto con la Banca Nazionale del Lavoro, il Comune oltre a rimborsare sia il capitale che gli interessi bancari, ha versato ad una società della stessa Banca Nazionale del Lavoro al 31 dicembre 2016 anche 7.012.114,21 euro di premi assicurativi: se un po’ “semplicisticamente” si sommano le cifre versate per la restituzione del mutuo con quelle versate per il contratto derivato si ottengono interessi di restituzione sul valore iniziale del mutuo di tipo usuraio.

Si ritiene pertanto necessario che la relazione richiesta dalla CdCR al Comune debba anche valutare le responsabilità personali di dirigenti ed autorità politiche che dal 2001 ad oggi si sono avvicendate nel gestire la cosa pubblica quantomeno con negligenza ed ignavia (secondo la Treccani il significato della parola ignavia è anche indolenza nell’operare per mancanza di volontà attiva).
Si ricorda che Dante colloca «l’anime triste di coloro che visser sanza infamia e sanza lodo», cioè gli ignavi, nel vestibolo dell’inferno costretti a girare nudi per l’eternità inseguendo una insegna, che corre velocissima e gira su se stessa, punti e feriti da vespe e mosconi, mentre il loro sangue, mescolato alle loro lacrime, viene succhiato da fastidiosi vermi.
Il “contrappasso” auspicabile ai giorni nostri è che chi ha operato con ignavia avendo responsabilità dirigenziali e/o politiche debba rimborsare almeno parte del danno economico che ha arrecato alla collettività.

Dino Orlandini, 8 maggio 2018

Tabella 1

COMUNE DI GENOVA
CONTRATTO DERIVATO BNL 2001-2019

DATA DI PAGAMENTO RISULTATO PER IL COMUNE (€)
28/12/2001 -69.429,06
28/06/2002 -188.118,00
31/12/2002 164.593,12
30/06/2003 -233.339,86
31/12/2003 -323.454,94
30/06/2004 -308.162,02
31/12/2004 -305.268,56
30/06/2005 -290.154,47
31/12/2005 -302.156,60
30/06/2006 -238.112,40
29/12/2006 -172.459,26
29/06/2007 -110.029,39
31/12/2007 -63.681,32
30/06/2008 -17.110,74
31/12/2008 +15.831,68
30/06/2009 -169.444,90
31/12/2009 -316.140,20
30/06/2010 -329.826,70
31/12/2010 -320.871,70
30/06/2011 -288.837,81
31/12/2011 -240.865,97
30/06/2012 -239.415,82
31/12/2012 -283.222,78
30/06/2013 -300.882,74
31/12/2013 -295.599,20
30/06/2014 -269.292,71
31/12/2014 -261.654,56
30/06/2015 -248.753,99
31/12/2015 -241.059,26
30/06/2016 -223.950,72
30/12/2016 -211.057,09
TOTALE -7.012.114,21

Fonte: Comune di Genova

Tabella 2

 

COMUNE DI GENOVA
CONTRATTO DERIVATO UNICREDIT 2003-2022

DATA DI PAGAMENTO RISULTATO PER IL COMUNE (€)
30/06/03 -113.042,35
31/12/03 -166.136,95
30/06/04 -165.985,67
31/12/04 -169.445,26
30/06/05 -156.846,31
31/12/05 -158.883,30
30/06/06 -131.261,93
29/12/06 -93.548,95
29/06/07 -51.289,79
31/12/07 -23.345,74
30/06/08 1.639,51
31/12/08 16.034,03
30/06/09 -15.613,69
31/12/09 -156.568,85
30/06/10 -171.452,25
31/12/10 -168.110,79
30/06/11 -146.161,72
31/12/11 -122.997,58
30/06/12 -117.047,40
31/12/12 -142.451,44
30/06/13 -153.326,80
31/12/13 -153.534,22
30/06/14 -140.621,97
31/12/14 -132.167,23
30/06/15 -129.238,96
31/12/15 -126.654,61
30/06/16 -118.779,18
30/12/16 -114.024,94
TOTALE -3.320.873,34

Fonte: Comune di Genova

DERIVATI DEL COMUNE E DELLA CITTÀ METROPOLITANA DI GENOVA

La delibera n. 7/2018 della sezione regionale di controllo per la Liguria della Corte dei Conti che tratta i derivati del Comune di Genova è scaricabile QUI mentre la delibera n. 1/2018  che tratta i derivati della Città Metropolitana di Genova è scaricabile QUI

PRESENTAZIONE PARZIALE LAVORI IN CORSO SUI BILANCI DEL COMUNE DI GENOVA

I BILANCI DEL COMUNE DI GENOVA DAGLI ANNI OTTANTA DEL NOVECENTO AD OGGI

a cura di Pino Cosentino – Dino Orlandini

Raccogliamo qui i risultati in forma di schede delle ricerche avviate da circa un anno sulla contabilità del Comune di Genova. Si tratta di un lavoro in corso, che si propone di ricostruire il profilo finanziario dell’Ente nei suoi diversi aspetti, senza per il momento puntare a conclusioni particolarmente significative.

DINAMICA DEL DEBITO FINANZIARIO DI
GENOVA E DELL’ITALIA –  1983/2016

FONTI TABELLA 1 FONTI DEBITO COMUNE DI GENOVA: da 1983 a 1997 rendiconti cartacei presso l’Archivio dell’Albo Pretorio del Comune di Genova; dal 1998 al 2016 Ministero dell’Interno, Finanza locale, Certificati Consuntivi. FONTI DEBITO ITALIA: Banca d’Italia, ISTAT.

La tabella 1 di questa scheda comprende 9 colonne, oltre la colonna dell’anno.
Le prime 4 riguardano l’Italia, e mostrano il debito totale, la variazione del debito anno per anno, prima come grandezza, poi come percentuale, infine il rapporto debito/PIL; le successive 4 colone riguardano il Comune di Genova, le prime 3 sono analoghe alle prime 3 dell’Italia, l’ultima invece fornisce il rapporto tra debito genovese e debito italiano. La nona colonna mostra il debito genovese attualizzato a prezzi 2016 (usando il deflatore ISTAT FOI – Famiglie Operai e Impiegati). La curva che descrive l’evoluzione del debito pubblico italiano dal 1983 al 2016 ha un andamento a parabola: cresce per 20 anni fino al 2002, si mantiene 3 anni attorno al 1,4 miliardi, poi dal 2005 imbocca una discesa che non si è più fermata. Ben diverso il comportamento del debito pubblico italiano, che dall’inizio del periodo non cessa mai di crescere. Sicché nel 2016 si può constatare che il debito genovese è aumentato,rispetto a 34 anni prima, di 2,5 volte (da 470 milioni nel 983 a 1,181 miliardi nel 2016), mentre quello nazionale di ben 9 volte  e mezza  (da 232 a 2.218 miliardi)! E infatti il debito genovese passa dall’essere un cinquecentesimo (0,20%) del debito italiano, nel 1983, a essere appena un duemillesimo (0,05%) nel 2016 (colonna 9).
L’ultima colonna (Andamento debito a prezzi 2016) mostra invece un fatto forse inaspettato: a parità di potere d’acquisto, nel 1983 il debito del Comune di Genova era già superiore all’attuale (mentre a prezzi storici il debito genovese raggiunge il livello attuale solo nel 1997).
Quando e come si è formato, dunque, il grosso del debito genovese, se dal 1983 al 2004 la crescita dl debito è stata il risultato della normale gestione dello stock accumulato?
La tabella 1bis ponendo 1983 = 100 fornisce un’immagine essenziale delle due serie storiche (Italia a prezzi correnti; Genova a prezzi correnti e a prezzi 2016). Così “normalizzate” diventa molto chiaro il loro andamento. E’ molto evidente che Genova (come mediamente tutti gli enti territoriali – comuni, province, regioni – italiani) finché si è indebitata l’ha fatto a un ritmo più blando dell’amministrazione centrale, ma a un certo punto, più di dieci anni fa, le strade si sono separate, prendendo due direzioni diverse: lo Stato ha continuato a indebitarsi, mentre gli enti territoriali hanno cominciato a realizzare avanzi di gestione e a ridurre il debito.
Nel 1995 il debito genovese si è raddoppiato, nello stesso periodo quello italiano è quintuplicato.Nel 2004 il debito genovese è triplicato rispetto al 1983, ma quello italiano è cresciuto di 6 volte abbondanti. Nel 2016 il debito genovese è ridisceso a 2 volte e mezza il 1983, mentre quello italiano è cresciuto ancora portandosi a 9 volte e mezzo il 1983.
Il grafico illustra visivamente l’andamento del debito genovese, mostrando la significativa differenza tra la curva a prezzi storici e quella a prezzi costanti.

 

 

DINAMICA DEL DEBITO FINANZIARIO DI GENOVA E DELL’ITALIA –  1983/2016

IL DEBITO GENOVESE PER STRUMENTO E CREDITORE
1999-2016

Il Comune accende mutui ed emette obbligazioni (BOC) rivolgendosi al mercato del credito e al pubblico degli investitori come un qualunque operatore privato, per coprire ogni anno il fabbisogno di liquidità che nasce dall’eccedenza della spesa rispetto all’entrata. Da qui, se l’accensione di nuovi prestiti e/o l’emissione di nuove obbligazioni è maggiore del rimborso di prestiti e di obbligazioni, l’accumulo del debito finanziario.
Di regola ogni singolo investimento effettuato dal Comune è coperto da un distinto mutuo, perciò ogni anno il
Comune accende decine e decine di mutui, ognuno dei quali comporta condizioni diverse, a seconda della durata e delle condizioni del mercato nel momento dato. Pertanto lo stock del debito è costituito da una montagna di mutui e di obbligazioni, la cui consistenza e composizione varia ogni anno.
La tabella 1 mostra chi sono i creditori del Comune al termine di ogni esercizio, rilevati al 31 dicembre di ogni anno.
In prima battuta notiamo la distinzione tra prestiti (mutui) e obbligazioni (BOC= Buoni Obbligazionari Comunali).
I mutui sono concessi da istituzioni creditizie, invece i BOC sono collocati sul mercato, a un tasso che non deve superare quello dell’analogo titolo di Stato (emesso nello stesso mese e di uguale durata) per più del 1%.
All’inizio del periodo lo stock del debito era costituito per il 90% da mutui accesi presso una decina di banche ordinarie, più (ma in quantità marginali) presso qualche istituto specializzato in crediti a medio-lungo termine, nonché qualche ente pubblico (come l’Istituto di Credito Sportivo o l’Inpdap). Solo un 10% era costituito da prestiti
obbligazionari emessi dal Comune, il che fa pensare che le banche concedessero condizioni più favorevoli di quelle pretese dal pubblico per acquistare obbligazioni comunali.
Ma proprio a cavallo del millennio il Comune deve aver cominciato a emettere grandi quantità di BOC, perché l’incidenza di questo strumento sull’insieme del debito aumenta molto rapidamente, fno a toccare il 41% del debito nel 2007. In quegli anni si deve essere verifcata una inversione delle condizioni, perché dal 2008 inizia un
lento declino delle emissioni obbligazionarie che anzi a un certo punto cessano del tutto, sicché nel 2016 le obbligazioni rappresentano solo il 29% del debito comunale, comunque sempre il triplo del 1999.
Tra gli istituti bancari spicca la Cassa Deposti e Prestiti, che nel 1999 deteneva oltre un terzo del debito genovese.
Essa sembra complementare alle obbligazioni, perché in tutto il periodo la percentuale delle altre aziende di crediti oscilla tra il 40 e il 50% (scendendo sotto il 40% solo l’ultimo anno), mentre a ogni variazione dell’incidenza delle obbligazioni corrisponde, grosso modo, ua variazione di segno contrario della CDP. Come se mutui della CDP e obbligazioni fossero due scelte alternative (reciprocamente succedanei).
Considerando l’intero periodo, la CDP ha concesso al Comune poco più di un terzo dei mutui totali (23% CDP e 44% tutte le altre aziende d credito), mentre le obbligazioni hanno contribuito per il 30% alla copertura del fabbisogno (medie dell’intero periodo 1999-2016).
Dal 2013



 




SPESA PER INTERESSI